Terra dei Fuochi: la CEDU condanna l'Italia per violazione del diritto alla vita

La CEDU ha condannato l’Italia per la gestione della Terra dei Fuochi, violando l’art. 2 CEDU (diritto alla vita). Ha rilevato l’inerzia dello Stato nel prevenire e contrastare l’inquinamento, nonché la mancata informazione ai cittadini. Ha ordinato misure urgenti: bonifiche, monitoraggi indipendenti e una piattaforma informativa. L’Italia ha due anni per adeguarsi. La sentenza segna un passo cruciale per la tutela ambientale e della salute pubblica.

Il 30 gennaio 2025, la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo (CEDU) ha emesso una sentenza storica nel caso "Cannavacciuolo e altri c. Italia", condannando l'Italia per la violazione dell'articolo 2 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, che tutela il diritto alla vita. La Corte ha rilevato che la prolungata inazione dello Stato italiano di fronte allo smaltimento illegale di rifiuti nella "Terra dei Fuochi" ha messo in pericolo la vita dei residenti.

 

La "Terra dei Fuochi" è una vasta area tra le province di Napoli e Caserta, dove per decenni sono stati sversati, interrati e incendiati illegalmente rifiuti, spesso gestiti da organizzazioni criminali. Queste pratiche hanno portato a un grave inquinamento ambientale e a un aumento significativo dei tassi di cancro tra la popolazione locale. Nonostante la consapevolezza delle autorità italiane riguardo alla situazione, le misure adottate sono state giudicate insufficienti e tardive.

 

La CEDU ha evidenziato che lo Stato italiano non ha affrontato la situazione con la diligenza e la rapidità richieste, pur essendo a conoscenza del problema da molti anni. In particolare, la Corte ha sottolineato:

  • Valutazione inadeguata del problema: Mancanza di un'analisi approfondita e sistematica dell'entità dell'inquinamento e dei rischi associati.

  • Prevenzione inefficace: Le misure adottate non sono state sufficienti a impedire la continuazione delle attività illegali di smaltimento dei rifiuti.

  • Comunicazione carente: Le autorità non hanno fornito al pubblico informazioni chiare e accessibili sui rischi per la salute e sull'inquinamento ambientale.

La Corte ha affermato che "le autorità italiane non hanno affrontato il problema della Terra dei Fuochi con la diligenza giustificata dalla gravità della situazione" 

 

In base all'articolo 46 della Convenzione, la CEDU ha richiesto all'Italia di adottare entro due anni le seguenti misure:

  1. Elaborazione di una strategia globale: Un piano d'azione coordinato che integri tutte le misure esistenti e future per affrontare efficacemente l'inquinamento nella "Terra dei Fuochi".

  2. Istituzione di un meccanismo di monitoraggio indipendente: Un organismo autonomo incaricato di supervisionare l'implementazione e l'efficacia delle misure adottate.

  3. Creazione di una piattaforma informativa pubblica: Uno strumento accessibile ai cittadini contenente informazioni aggiornate sui rischi ambientali e sulle iniziative intraprese per mitigarli.

La Corte ha stabilito che queste misure devono essere attuate entro due anni dalla data in cui la sentenza diventerà definitiva. La sentenza nel caso "Cannavacciuolo e altri c. Italia" rappresenta un richiamo significativo all'Italia affinché adotti misure concrete e tempestive per proteggere la vita e la salute dei cittadini dalla minaccia rappresentata dall'inquinamento ambientale nella "Terra dei Fuochi". Questa decisione sottolinea l'importanza di un intervento statale efficace nella tutela dei diritti fondamentali in situazioni di emergenza ambientale.

 

PER APPROFONDIMENTI                                                                                                                             

Editoria Giuridica⧉